Bella addormentata. Nella realtà
Gramaglia [1]
Nel film di Marco Bellocchio rivivono i giorni in cui
l'Italia perse la sua dignità. E il mondo della politica è un altrove,
lontano dalle storie vere
Cominciamo dal titolo del film di Marco
Bellocchio, Bella Addormentata. L'addormentata é bella. Non si tratta di una
scelta casuale. Ancor meglio la esprime, in francese, Isabelle Huppert, la
mater dolorosa: sua figlia, la fanciulla bionda dai candidi orecchini che
riposa come in un sarcofago, il doppio filmico di Eluana Englaro, è “la
belle au bois dormant”.
Dorme lei, fantasticata dai devoti come
“bellissima e tranquilla”, e molto altro dorme nelle coscienze in quella
terribile settimana italiana che va dal tre al nove febbraio del 2010.
Berlusconi, nel suo ineguagliabile cinismo ‒ necrofilo questa volta ‒
inventa una femminilità paralizzata e feconda: “Mi dicono che ha le
mestruazioni, che potrebbe avere un bambino”.
L'immagine televisiva di lui,
punteggiata e violacea, accompagna il film, insieme a molte altre dei
protagonisti politici dell'epoca. E' come un canovaccio, un calendario. La
storia vera è tutta altrove e altrimenti dal mondo della politica.
Tre
donne estreme, come tre cammei, sono al centro di una rete di relazioni
d'amore. E l'amore è al centro di tutto, come una rivelazione di tolleranza,
di flessibilità, di inclusione, di insight sul passato, di perdono. Non ci
sono i buoni e i cattivi. Piove sui giusti e sugli ingiusti.
Maria
(Alba Rohrwacher) detesta il padre, senatore laico ed ex socialista (Toni
Servillo), intelligente, ma ben accomodato nella realtà berlusconiana,
perché sa che ha aiutato la madre a morire. Come una sonnambula, imbozzolata
nella fusione con la madre, corre a Udine, sotto la clinica La Quiete, a
portare l'acqua della protesta e della rabbia che qualcuno le ha spiegato ‒
non solo nell'Islam si usano le sacre scritture nei comizi ‒ essere
quell'acqua viva che Gesù offre alla Samaritana. Maria si innamora di
Roberto (Michele Riondino), bello, buono, forse convinto di opposte idee,
forse semplicemente (anche lui) devoto ai sentimenti e vittima dei
sentimenti. Ha un doppio, infatti: Fabrizio, un puro folle, militante della
causa della dignità del morire fino alla furia intollerante. Il ragazzo è
così travolto dal suo furore che ha bisogno che Roberto lo segua come
un'ombra e lo contenga. Non sono le eventuali idee di Roberto a guarire
Maria, a farla parlare di nuovo con il padre e a capirlo. E', invece, la
gioia del sesso, il calore di un amore possibile, la vita
insomma.
Anche Isabelle Huppert ama, ma non riamata. Accudisce testarda
e passionale la bella addormentata, al punto di non vedere nemmeno il figlio
maschio che vorrebbe seguire le orme di lei, che è stata grande attrice. Lui
recita la Laude di Jacopone da Todi, che ha scelto non per caso per il suo
saggio all'accademia, ma la madre è sorda a tutto. Nel ritrarre la bella
attrice rinsecchita nel bigottismo, torna il vecchio leone degli anni
Sessanta con qualche sordo furore da Pugni in tasca. Eppure anche qui la
pietà potrebbe avere posto. Negli Stati Uniti, nel 2005, i genitori di Terry
Schiavo si batterono allo stremo contro il marito della donna, che intendeva
interromperne la nutrizione forzata. Lì, in campo, c'era almeno una
sollecitudine vera, non un'ideologia.
Rossa, invece, la bella Maya
Sansa, tossicodipendente e ossessionata dal suicidio, non ama. E' amata,
però. Da un giovane medico, Pallido (Piergiorgio Bellocchio), che la
custodisce oltre il dovere professionale per impedirle il salto nel vuoto che
sembra desiderare tanto. Lui porta delle scarpe brutte. Lei, malmostosa,
glielo rimprovera. Lui si addormenta, mentre vorrebbe vegliarla nella stanza
d'ospedale. Lei si alza silenziosa, si avvicina alla finestra e la macchina
da presa la segue. Lo spettatore sobbalza. Poi la camera si sposta verso
terra e Rossa torna indietro. Viva. Ma prima toglie le scarpe a Pallido, il
medico: lui capirà che Rossa ha deciso di vivere e di stabilire una
relazione con lui, forse una relazione puntuta.
Eccolo il film. Si può
essere vivi solo se si è amati. Ma anche se si vuole un po' di bene a se
stessi e si è sufficientemente liberi e coscienti per farlo.
Semplice.
Poi c'è l'inferno italiano di quei giorni, esito di un
procedimento giuridico estenuante che Beppino Englaro aveva messo in moto dal
1999.
Il trasporto di Eluana alle sei del mattino del sei febbraio 2010
alla clinica La Quiete, il consiglio dei ministri indetto di furia alle 14
dello stesso giorno per sfornare di corsa un decreto che impedisse la
sospensione dell'alimentazione forzata, le riserve di Napolitano e la
decisione del presidente di non firmare (ricordiamoli ogni tanto i suoi
meriti). Alle venti dello stesso giorno la corsa dei ministri verso una nuova
convocazione del consiglio e la trasformazione del decreto in disegno di
legge. Il nove febbraio si sarebbe dovuto votare al senato, ma alle 19.35
Eluana muore. L'11 gennaio del 2011 il gip del tribunale di Udine archivia,
per manifesta insussistenza del reato, la denuncia per omicidio contro
Beppino Englaro e altre 13 persone.
Non ho mai capito bene cosa voglia
dire morire con dignità. Al massimo si muore nella compassione e nella
tenerezza se la vita te lo concede. Ho qualche vaga idea, invece, di cosa
voglia dire vivere con dignità e penso che in quei giorni il nostro paese la
perse. Ancor più che nei giorni della nipote di Mubarak. Scherzare con la
morte è molto peggio che scherzare con il sesso. Chi indusse le istituzioni
a quello scherzo macabro? La Chiesa, probabilmente, ma poi ogni attore ci
mise del suo.
E' di ieri (mercoledì 19 settembre) una bella notizia.
Renzo Tondo, presidente della regione Friuli Venezia Giulia e uomo del Pdl,
spiega, in un'intervista al Corriere della sera, che fu lui a premere perché
Eluana venisse accolta a Udine e che disse a Berlusconi di averla vista
“inanimata come un gomitolo di lana, senza nessun collegamento con il
mondo”. “Se fosse stata mia figlia - aggiunge – mi sarei comportato
nello stesso modo”. Un berlusconiano con un po' di cuore e di verità, come
il Toni Servillo del film. Speriamo che non abbia seguito il consiglio di
qualche sondaggista.
URL di origine: http://www.ingenere.it/finestre/bella-addormentata-nella-realt
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