venerdì 22 gennaio 2016

La Casa delle Donne di Lecce sui fatti di Colonia nella notte di Capodanno

I fatti accaduti a Colonia e in altre città tedesche nella notte di Capodanno, per la loro valenza terribile sia materiale che simbolica, hanno destato indignazione e profonda preoccupazione in tutte noi, come in chiunque abbia a cuore la nostra libertà e dignità di donne.



1- In primo luogo vogliamo sottolineare la gravità in sé degli atti di violenza sessista messi in opera, secondo una ricostruzione non del tutto chiara, da un “branco di maschi in prevalenza immigrati di origine islamica” su gruppi di donne che agivano la loro libertà e autodeterminazione nello spazio pubblico. Le brutali molestie sessuali, fino allo stupro, denunciate dalle donne, insieme ai furti e altre violenze di ogni tipo, hanno avuto come contraltare l’inspiegabile assenza di dispositivi di sicurezza da parte delle autorità tedesche, che hanno lasciato inquietanti interrogativi, sia in ordine alla versione dei fatti fornita dalle forze dell’ordine, sia all’inerzia da queste dimostrata, fino a sollevare il sospetto di una provocazione ordita dalla destra xenofoba ai danni degli immigrati.


Comunque sia, resta il fatto che nel cuore dell'Europa si è verificato, in un luogo pubblico, in una normale piazza, dentro lo Stato di diritto, un inaccettabile vulnus, una vera e propria sospensione delle libertà personali e civili, a partire dall' habeas corpus, che colpisce in primo luogo le donne, la loro autonomia, il loro agire nel contesto sociale, ma anche costituisce un pericoloso segnale di uno scarto nella civile convivenza, un motivo di ulteriore crisi di fiducia nelle istituzioni e aggrava quell'antropologia dell'insicurezza che rischia di sfasciare i valori e le basi stesse della costruzione europea.



2- L’immediata reazione islamofobica, seguita alla sconcertante notte “franca” di Colonia, ha investito in maniera traumatica il nodo cruciale dell'immigrazione, ponendo in evidenza sia i limiti del progetto europeo in tema di accoglienza e integrazione, sia il vizio d'origine e la debolezza intrinseca del modello europeo-occidentale di confronto con la diversità. L'antitesi barbaro/civilizzato, in cui la destra più o meno moderata o dichiaratamente xenofoba tenta di schiacciare la questione delle differenze culturali tra noi europei e “gli altri”, è una costruzione ideologica funzionale sia al radicalismo islamico sia a quello di matrice xenofoba, razzista e sessista.
Solo una visione ottusamente etnocentrica può rivendicare le ragioni della superiorità del maschio occidentale su quelle delle altre civiltà del pianeta in tema di relazione tra i sessi.

Noi donne, in occidente come nel resto del mondo, abbiamo consapevolezza del fatto che il sessismo rappresenta una piaga planetaria e che l’antagonismo sociale legato ai fenomeni migratori non dipende dal contrasto tra culture, né dal cosiddetto scontro di civiltà, ma casomai dalla torsione economico-politica mondiale, sempre meno destinata alle regolazione pacifica e democratica delle differenze nel mondo globalizzato, e sempre più votata allo scatenamento della guerra civile globale, di cui lo scenario attuale delle guerre e del terrorismo transnazionale costituisce una triste rappresentazione.



3- Questa cupa cornice densa di incognite, in cui è concreto il rischio di un tramonto globale della ricerca di costruzione di una società aperta e libera, ci allarma profondamente per le possibili derive populistiche e autoritarie, o comunque di limitazione delle libertà democratiche. Noi ci opponiamo con forza ad ogni tentativo di restringere l'orizzonte dell'autodeterminazione femminile, ribadendo l'indisponibilità all'abbassamento dei livelli acquisiti e delle prerogative relative alla qualità della vita civile e democratica della società intera.

Da sempre le donne sono sfidate dagli intenti soppressivi dell'universo patriarcale: da sempre sono percepite, da una parte e dall'altra dell'eterno conflitto tra maschi per la supremazia,, come “facili prede” e “utili pedine”. Anche nell'Occidente delle magnifiche sorti e progressive, misuriamo quotidianamente la distorsione del rapporto tra i sessi e la difficoltà di contrastare il potere patriarcale. Ne fanno fede le continue discriminazioni in campo lavorativo, la subalternità femminile nell'attribuzione dei ruoli, la sperequazione dei carichi familiari più obbliganti per le donne, la rappresentazione sessista della figura femminile come donna-oggetto, sino alla violazione assoluta del corpo femminile con l'altissimo tasso annuale di femminicidi. Tutto questo la dice lunga sull'ipocrisia che vuole accreditare gli uomini occidentali di un livello indiscutibile di superiore civilizzazione. Ricordiamo che quanto le donne occidentali hanno conquistato non è una elargizione dell'uomo, ma è il frutto di lunghe lotte contro soprusi, svilimenti, denigrazioni che le donne hanno dovuto affrontare per acquisire soggettività piena, padronanza delle proprie scelte, dignità, rispetto di sé. E in ogni caso sappiamo che l'uguaglianza uomo-donna scritta nelle carte costituzionali, pur segnando un traguardo fondamentale nella civiltà giuridico-politica occidentale, non è sufficiente a garantirci dalla svalorizzazione e dallo spregio del mondo femminile inscritti nella tradizione patriarcale.



Il discorso politico delle donne, infine, si sottrae ad ogni forma di ripiegamento sulle logiche emergenziali che impediscono un progetto comune e solidale per una società più giusta e rispettosa delle differenze, a cominciare da quella sessuale. E per questo non può che rilanciare il tema della libertà femminile e del rapporto tra i sessi come criteri supremi di misurazione della civiltà umana.

In primo luogo sul riconoscimento dell'autonomia femminile, ogni civiltà mette alla prova la propria capacità espansiva di accoglimento delle differenze e di valorizzazione su base egualitaria di ogni diversità.

La Casa delle Donne di Lecce
22.01.2016


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