il XV Festival del Cinema Europeo
e la Casa delle Donne di Lecce
presentano
mercoledì 30 aprile 2014 ore 21,00
Multisala Massimo - Lecce
"nella Casa
di Borgo San Nicola
con le donne, nel carcere"
un film di
Caterina Gerardi
interviste condotte da
Sandra del Bene
Caterina Gerardi
Rosamaria Francavilla
Girato nel carcere femminile di Lecce, questo lavoro senza prevenzioni e senza indulgenzattraverso interviste ed incontri indaga la vita, le considerazioni, le aspettative e le nostalgie di un gruppo di donne detenute in regime di Alta Sicurezza.
Caterina Gerardi sostiene che"il carcere non è per le donne".e la Casa delle Donne di Lecce
presentano
mercoledì 30 aprile 2014 ore 21,00
Multisala Massimo - Lecce
"nella Casa
di Borgo San Nicola
con le donne, nel carcere"
un film di
Caterina Gerardi
interviste condotte da
Sandra del Bene
Caterina Gerardi
Rosamaria Francavilla
Girato nel carcere femminile di Lecce, questo lavoro senza prevenzioni e senza indulgenzattraverso interviste ed incontri indaga la vita, le considerazioni, le aspettative e le nostalgie di un gruppo di donne detenute in regime di Alta Sicurezza.
presenta
Sandra del Bene
(della casa delle donne)
ne discutiamo con
Silvia Baraldini
( ex detenuta politica negli USA)
Margherita Michelini
(direttrice del carcere Gozzini - Firenze)
Silvia Baraldini tornerà a Lecce per prendere parte, mercoledì 30 aprile, agli incontri organizzati dalla Case delle donne nell’ambito del XV Festival del Cinema Europeo, con la proiezione del film di Caterina Gerardi "Nella casa di Borgo san Nicola, con le donne nel carcere".
Rammentiamo brevemente la vicenda di Silvia, che ci emozionò intensamente e suscitò un vasto movimento di solidarietà, attivo anche a Lecce.
Rammentiamo brevemente la vicenda di Silvia, che ci emozionò intensamente e suscitò un vasto movimento di solidarietà, attivo anche a Lecce.
Silvia, cittadina italiana che viveva negli Stati Uniti, dove era divenuta attivista del movimento per i diritti civili, fu accusata di aver preso parte ad una rapina e arrestata nel 1982. Subì una serie di processi, nei quali la sua colpevolezza rispetto all’imputazione principale non fu mai provata. Fu invece condannata per partecipazione all’evasione della detenuta politica Assata Shakur , rivoluzionaria afro-americana che oggi vive a Cuba. Silvia non negò tale partecipazione, contro di lei fu applicata una legge antiterrorismo e fu condannata alla pena abnorme di 43 anni di carcere.
La sua odissea carceraria fu un vero calvario durato complessivamente 23 anni: negli Usa subì il carcere speciale, compreso quello di massima sicurezza di Lexington, nel quale fu sottoposta a torture psico-fisiche come la deprivazione del sonno e sensoriale, denunciate in tutto il mondo da Amnesty International . Non le fu concesso neppure di uscire quando le fu diagnosticato un cancro e fu operata in carcere. In Italia nacque un vasto movimento per la sua estradizione.
Questa fu finalmente ottenuta nel 1999, all’epoca del governo D’Alema, ma Silvia rimase agli arresti domiciliari fino al 2006, anno in cui fu finalmente libera grazie all’indulto emanato dal governo Prodi.
Come ho detto, la causa di Silvia era molto sentita in Italia, sorsero in ogni città comitati di solidarietà per la sua liberazione. Con molta irritazione da parte dell’Ambasciata Americana e della destra italiana, numerosi consigli comunali e provinciali votarono ordini del giorno in cui si conferiva a Silvia la cittadinanza onoraria. Fra questi, anche il comune di Lecce, mentre era sindaco Stefano Salvemini. In seguito quella deliberazione fu annullata dalla giunta Poli.
Oggi Silvia vive a Roma da libera cittadina e non ha mai smesso il suo impegno in favore dei diritti umani dei detenuti politici e dei popoli del mondo.
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