"I movimenti delle donne in questi anni hanno intrapreso un lungo cammino per la difesa dell’ambiente a livello locale e internazionale. Riteniamo, infatti, che la tutela del territorio sia espressione di una battaglia più ampia in cui le donne assumono un ruolo decisivo, come dimostrano le azioni e le politiche degli altri movimenti femministi a livello globale dalle lotte indigene Latinoamericane a quelle di Vandana Schiva in India. La passione ecologista, quella femminista e l’attivismo politico rappresentano una forma di resistenza comune alla progressiva distruzione dell’ambiente operata dalle forme più selvagge del capitalismo neoliberista. Prendersi cura della terra, della Pachamama (Madre terra), significa prendersi cura di noi stesse e della nostra comunità nel rispetto dei diritti fondamentali. Per queste ragioni la Casa delle Donne di Lecce - LFD condivide e partecipa pienamente all’iniziativa del Comitato 275 prevista per i prossimi 28 e 29 settembre."
www.sos275.it
SOS
275
Nel
Salento è in atto un vero assalto al territorio: campi fotovoltaici, Strada Regionale 8, s.s.16 Maglie–Otranto, TAP, villaggi turistici,
eolico, biomasse, ecc. e il progetto della nuova strada statale 275.
Invitiamo
tutte le donne e gli uomini di cuore e buon senso ad una lunga
camminata per rispondere all’appello Sos 275, lungo gli antichi
sentieri di pellegrinaggio che portavano a S. M. di Leuca nel
medioevo. Il percorso costeggia e in molti casi si sovrappone al
tracciato fantasma della nuova statale 275, il più colossale
ecomostro che potrebbe abbattersi in Salento. Lungo il sentiero che
percorreremo come nuovi
pellegrini devoti al paesaggio
saremo
testimoni con i piedi, con gli occhi e col cuore della bellezza del
finibus terrae e dell’assurdità della futura 275,
perché dovremo immaginarla nella sua concretezza di autostrada a 4
corsie che piomberà come un meteorite sul paesaggio di pietre e
olivi, di querce e menhir, di pajare e aiere, su un intero e organico
genius loci di grande forza e suggestione e al contempo assai
delicato.
La
totale assurdità del progetto non è solo dovuta alla distruzione
irreversibile del paesaggio (nel caso non bastasse), ma al suo
anacronismo, alla sua inutilità, al danno economico per il consumo
di suolo agricolo, al suo essere sovradimensionato
rispetto alla semplice e sensata necessità di rendere l’attuale
275 una strada sicura.
L’appello
sos 275 è anche un appello
per il rispetto della legalità:
quest’opera, che vale 300 mln di euro e che i politici spacciano
per “autostrada
parco”,
è illegale
perché figlia di una montagna di atti falsi, progettata
da chi non aveva le competenze per esprimere pareri in merito allo
studio d’impatto ambientale.
Non sarà solo una
passeggiata bucolica perché attraverseremo le zone industriali di
Castiglione, Tricase, Specchia e Miggiano. Poggeremo
i piedi lungo un mosaico di contraddizioni:
attraversando il paesaggio ne percepiremo l’equilibrio
tra natura e manufatti umani regolato dal buon senso
e che sprigiona l’armonia
da cui saremo ammaliati, ma inciamperemo anche nei relitti di
archeologia industriale e saremo presi dallo sperdimento
quando all’improvviso dovremo attraversare enormi squarci d’asfalto
sempre deserti.
Ma siamo pellegrini, dunque forti, resistenti e pazienti e prenderemo
coraggio dalla lunga camminata per dire ancora una volta NO alla
distruzione di ciò che i nostri piedi avranno attraversato.
Buon
viaggio ai nuovi pellegrini.
Il
Comitato
275 è
in piedi da 10 anni, con il duplice impegno di combattere per vie
legali il progetto della nuova 275 e quello di essere presente sul
territorio per spiegare il senso della nostra battaglia. Per meglio
conoscere la nostra storia e tutte le azioni condotte sin d’ora
(quelle sul territorio e le azioni legali), consultate il nostro sito
www.sos275.it.
Dal marzo di quest’anno abbiamo un presidio, la casa dei
Pellegrini, che sarà la base d’appoggio e l’approdo ultimo della
nostra camminata.
Percorreremo un antico sentiero
di pellegrinaggio che portava a S. M. di Leuca nel medioevo, segni di
passaggio ovunque, croci incise sul tufo giallo annerito dal tempo,
fra paesaggi di pietre e olivi, querce e menhir, pajare e aiere,
monumenti di una civiltà contadina fatta di sudore e saggezza che
l’incunearsi del neoliberismo industriale ha disprezzato facendola
apparire arretratezza, arrogandosi il diritto di distruggerla a colpi
di espropri per trasformare quelle terre pietrose ed aride in
economia, ricchezza, soldi, posti di lavoro.
L’attraversamento delle zone
industriali con la neonata di Castiglione (luogo di partenza) e
quella di Tricase – Specchia – Miggiano, non vi lasceranno dubbi:
il sistema basato sulla crescita
infinita è morto.
Come le croci incise sui muri dai
pellegrini nel 1600, anche lo sviluppismo nel 2000 ha inciso
indelebilmente le sue croci, una per ogni posto di lavoro perso o mai
nato (solo il calzaturificio Adelchi di Tricase ha mandato a casa
1500 persone ed ha delocalizzato i battenti ricevendo la solidarietà
sussurrata di tutti); sono i rifiuti abbandonati, gli enormi squarci
d’asfalto circondati da un paesaggio che fu e che mai ritornerà;
sono i capannoni abbandonati che hanno sepolto un insediamento
dell’età del bronzo o sostituito i tanti olivi e campi di grano
(uniche storiche fonti produttive). Lungo il percorso si
intrecceranno un mosaico di contraddizioni, paesaggi e non luoghi che
si arricchiranno delle nostre sensazioni. Il contrasto sarà evidente
e tutti noi alla fine del viaggio avremo la possibilità di valutare
cos’è arretratezza e cos’è sviluppo. Cosa ha creato l’uno e
cosa l’altro.
L’ostinazione a perseguire un
modello fallimentare e dannoso, l’evidenza che ciò che il sistema
con questa autostrada vorrebbe distruggere (dopo tutto quello che già
ha sottratto), sono in realtà gli unici tesori e ricchezze che
questa terra può offrire oltre al mare.
Il nostro cammino è forte di
connotati, è un urlo per il rispetto della legalità: questa strada
è stata concepita per servire le zone industriali ed altro non è
che la ciliegina sulla torta di panna avariata che vale 300 mln di
euro e oggi che vorrebbero spacciarcela per “autostrada
parco” in realtà
possiamo affermare che il fumo delle parole non ci offusca,
quest’opera è e resta illegale perché figlia di una montagna di
atti falsi; è dannosa perché progettata da chi non aveva le
competenze per esprimere pareri in merito allo studio d’impatto
ambientale; è ancora in piedi perché sorretta dal sistema
per ben 19 anni.
Ognuno di noi ha il diritto
d’impedire il perpetrarsi di questa violenza, abbiamo il dovere di
lottare contro lo sterminio dei campi: nel Salento è in atto con un
vero assalto al territorio (campi fotovoltaici, Strada Regionale 8,
s.s.16 Maglie–Otranto, TAP, villaggi turistici, eolico, biomasse,
ecc.). Così è in tutt’Italia: in vent’anni abbiamo perso il 38%
del terreno agricolo. Questo non è solo un danno ambientale ma un
attentato ai diritti umani, alla vita, corrodono, avvelenano,
precarizzano, impoveriscono per soggiogare il futuro di un intero
territorio e delle popolazioni che vi vivono; è un fenomeno che
interessa l’intimità collettiva e si nutre come un parassita
dall’indifferenza sociale, di quelle coscienze che il tempo ha
impigrito e che lo schermo ha imprigionato ma che vanno
necessariamente risvegliate. Forse è proprio questo l’ambire del
nostro cammino, la nostra meta su cui incidere il segno del nostro
passaggio. Una croce sulla coscienza.
Buon viaggio ai camananti.
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