OFFICINE CANTELMO - LECCE
DOMENICA 17 MAGGIO
di Santa De Siena*
- Il Trattato non è un problema di natura soltanto commerciale o economico, ma è un problema complesso, ossia giuridico, sociale, culturale, ecologico e, soprattutto, politico; nel senso biopolitico perché mette in gioco politiche di civiltà che riguardano la vita, gli stili di vita, i corpi, la biodiversità, la natura nei suoi principi generativi e vitali;
- Proprio quando pensavamo, come donne, di aprirci ad un altro modello di sviluppo fondato sulla cura e sull’ecosostenibilità, di andare cioè verso un altro paradigma di civiltà, siamo costrette a difenderci da un accordo involutivo e regressivo;
- Ed è politico non solo per quello che procurerà, per gli indiscussi effetti negativi che avrà sul piano dell’alimentazione, salute, lavoro, ambiente, servizi pubblici, debito, recessione, se fosse approvato; ma è politico per quello che ha già prodotto, per quel che questa vicenda sta svelando, smascherando, facendo emergere con prepotenza e violenza l’attacco allo stato sociale, ai beni comuni e alle sovranità nazionali;
- Cosa ci mostra? Da un lato, tutta la miseria e la debolezza delle nostre fragili democrazie, sempre più liberal e meno sociali, che riducono gli esili spazi di partecipazione, comprimono i diritti dei cittadini e delle cittadine, impongono con la legge della forza e non con la forza della legge direzioni allo sviluppo non desiderate; dall’altro, la potenza e la forza che ha ormai assunto il sistema politico-economico-finanziario con la sua ragione neoliberista, la sola ragione del mondo, a livello planetario;
- Ci mostra come non da oggi, ma da tempo, quella debole democrazia, fondata sullo stato di diritto, sui valori della solidarietà pubblica e del rispetto del benessere sociale, alla quale continuiamo a fare idealmente riferimento, sta andando in frantumi;
- Che il desiderio di cura per la vita e per la natura nutrice della vita, quella voglia di “creare Pace con la Terra” come sostiene l’attivista femminista Vandana Shiva, emersa come coscienza ecologica del bene comune planetario e quella responsabilità verso le future generazioni, si stia spezzando di fronte ad un modello di sviluppo ancora più aggressivo e distruttivo;
- Ci mostra come la cosiddetta liberal-democrazia nazionale ed europea ha da tempo preso una strada evolutiva diversa da quella sognata, auspicata e desiderata dagli uomini e dalle donne che hanno fatto la resistenza al nazifascismo, che hanno pagato il prezzo più alto, in termini di vite umane, per porre fine a quei modelli di società autoritarie e totalitarie;
- Ci mostra come il destino al quale siamo stati destinati e al quale stiamo assistendo è stato segnato già da quegli accordi stipulati a Bretton Woods nel lontano 1947; accordi che istituivano il GATT, l’Unione doganale, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Quel GATT poi divenuti WTO, organizzazione interstatale dotata di ampi poteri di coercizione e sanzione, che oggi ci viene riproposto con più vigore e determinazione attraverso il TTIP;
- Un Unione composta da un esercito di circa sessantamila società transnazionali pronte a predare e a privatizzare quel che resta dei beni umani e naturali del pianeta; beni che vanno dalle risorse non rinnovabili, allo sfruttamento della manodopera, al potenziamento bioingegneristico - attraverso i brevetti - di forme e principi attivi di vita;
- Ci mostra come l’Unione Europea, nata nel ’51 e poi nel ’57 con il Trattato di Roma, attraversando Maastricht nel ’92, e poi Lisbona, che immaginiamo un’unione di Stati e di popoli è stata ed è soltanto un unico Trattato economico-commerciale e finanziario.
- Ci mostra come l’Unione Europea politica dei popoli e dei cittadini/e non è mai nata; crederlo e fare finta che non sia così è veramente una mistificazione imperdonabile, una tragica responsabilità che non possiamo assumerci in nome della competizione neoliberista e patriarcale, nè di quello che si è dimostrato essere un mal sviluppo.
- Il TTIP oggi ci mostra come quel biopotere esercitato fino ad ora dalla Stato sulla vita e sui corpi delle donne in nome dell’ordine e della disciplina delle società patriarcali, oggi sia esercitato - sempre dallo Stato - in nome e per conto delle Multinazionali che hanno bisogno dello Stato per imporre il loro sistema produttivo di mercificazione di ogni forma di vita, di sfruttamento dei corpi e dei saperi, per affermare la loro ideologia neoliberista, per fare approvare le loro leggi di mercato unicamente centrate sul profitto e non sulla vita e la salute delle persone e degli eco-sistemi;
- Ci mostra come i dispositivi creati dal potere di elezione dei nostri e delle nostre rappresentanti attraverso il consenso non servono il bene dei cittadini/e; ma sono un potentissimo strumento di potere sui cittadini/e, usato per mantenere in piedi una parvenza di democrazia: quella “confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà”, alla quale a suo tempo alludeva Herbert Marcuse;
- E che pertanto non già del sistema elettivo ci dobbiamo preoccupare, ma del sistema non-elettivo; di tutte quelle forze che concorrono, a nostra insaputa, alle decisioni politiche che mettono in questione le nostre vite e compromettono il futuro delle generazioni a-venire;
- Come donne e in quanto donne, dobbiamo saper uscire da questa rappresentazione mistificatrice della realtà ed agire la differenza, dimostrando di avere un pensiero non politico della politica, in quanto attribuendo idealità politiche, quindi potere, a quegli organismi si dimentica invece che gli interessi al TTIP delle multinazionali UE, che oggi controllano circa l’80%del commercio mondiale, sono prioritari rispetto a qualsiasi altra soggettività;
- Che altro sarebbero le clausole del trattato TTIP, TISA e CESA che stabiliscono l’eliminazione degli ostacoli al libero commercio? Quegli ostacoli - osserva il premio Nobel J. Stiglitz – sarebbero le regole sacrosante per la tutela dell’ ambiente, salute, lavoro, dei beni comuni, l’acqua, l’aria, consumatori, lavoratori/trici, ecc.;
- Perché altrimenti la necessità dei negoziati segreti, se non per mantenere nell’ignoranza circa 500 milioni di cittadini/e che non hanno alcuna sovranità e che non possono né sapere ed essere informati, né scegliere quale modello sociale, politico e di sviluppo si sta disegnando e portando avanti;
- Allora questo Trattato pone un problema politico enorme e complesso, perché ci interroga sulla natura della nostra democrazia rappresentativa e sulla natura di quel mandato: a quali interessi rispondono quei mandati elettivi? Sulla base di quali programmi politici deleghiamo i nostri rappresentanti? Qual è il ruolo e la funzione dello Stato oggi nell’UE? Che cos’è l’UE?
- Di quali politiche sociali, di tutela dell’ambiente, della salute, del lavoro parla la retorica del cambiamento e delle riforme, delle sfide e della competizione forsennata, se non delle politiche che riconoscono i diritti solo degli investitori?
- Cosa occorre ancora per prendere coscienza che la violenza sta divorando le nostre possibilità di mettere al mondo un altro mondo e che un altro fascismo è alle porte e che ogni norma, atto, provvedimento, sta andando nella direzione di un nuovo, più evoluto e sofisticato TOTALITARISMO che si attua - ancora una volta - LEGALMENTE e con il nostro, anche quello delle donne, consenso?
Casa delle Donne di Lecce
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